Daniele Crespi. La giovinezza ritrovata
Scomparso poco più che trentenne durante la peste del 1630, Daniele Crespi fece in tempo ad affermarsi, nel corso della sua breve parabola, come un vero 'uomo nuovo' della pittura del primo Seicento lombardo, in grado di sostituire ai furori espressivi sui quali si era fondata quella tradizione figurativa, un linguaggio composto e rasserenato, dalle affabili cadenze classiciste. Questa conquista non si concretizzò per incanto, ma fu il risultato di un itinerario giovanile entusiasmante, giocatosi intorno al 1620, durante il quale il pittore milanese intraprese un dialogo serrato con i principali protagonisti della generazione a lui precedente, da Cerano a Giulio Cesare Procaccini, insinuando però progressivamente nei loro modelli un'impeccabile eleganza formale e un registro narrativo più misurato.A lungo sfuggito anche agli studi specialistici, questo capitolo precoce della storia del Crespi viene qui 'ritrovato' e ripercorso nella sua interezza, consentendo di cogliere il tentativo dell'artista di affrancarsi, passo dopo passo, dai toni esacerbati dei suoi predecessori e di traghettare la pittura milanese verso un eloquio limpido e pacato, capace di interpretare nella formula più nobile le istanze divulgate dall'Accademia fondata in quelli stessi tempi da Federico Borromeo.